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Niente tutori ortopedici, arti “bloccati” col cartone

Niente tutori ortopedici In ospedale arti “bloccati” col cartone da imballaggio

Reggio Calabria

Ennesima dimostrazione dell’arte tutta italiana del sapersi arrangiare, sempre e comunque, o nuova “metodologia” che al momento non troverebbe però riscontro nelle ordinarie linee-guida della medicina tradizionale? Quale sia la risposta resta il fatto che le immagini degli arti “immobilizzati” al pronto soccorso degli ospedali “Riuniti” di Reggio Calabria con del cartone per l’indisponibilità di tutori e stecche hanno fatto in breve il giro d’Italia riaccendendo inevitabilmente i riflettori anche del sistema nazionale dei media sulla sanità calabrese.

A chiedere che venga fatta chiarezza su quanto accaduto è stata intanto l’Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri della Calabria. Il dottor Gianluigi Scaffidi, da alcuni mesi in quiescenza, è uno degli esponenti di vertice del sindacato. «Quelle immagini - spiega - pongono interrogativi e richiedono risposte. Pazienti che, in attesa di accertamenti diagnositici agli arti e magari con sospette fratture, vengono “immobilizzati” utilizzando del cartone è qualcosa difficile anche solo da immaginare. E invece...». Una questione che si intreccia, così come ha ancora spiegato Scaffidi, con il fatto che «alle 20 il reparto di ortopedia chiude perché manca il personale. La sala gessi si trova in ortopedia così che se ci si presenta con un problema del genere al pronto soccorso dopo le 20 si dovrà attendere l’indomani per l’arrivo dello specialista. Il rischio è dunque che, mancando stecche e tutori al pronto soccorso, quella immobilizzazione fatta con del cartone debba durare anche diverse ore, con i rischi che ciò in alcune situazioni può comportare».

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