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“Semidei”: il docu del regista reggino Fabio Mollo e di Alessandra Cataleta ai Nastri d’Argento

«La notizia che “Semidei”, che è anche nella short list dei David di Donatello, è approdato nella cinquina dei finalisti ai Nastri d’Argento è una grande emozione, ma soprattutto, in queste ore, a “contagiare” tutta la squadra, è un’ansia che non so nemmeno descrivere». Sono questi i sentimenti a caldo del giornalista reggino Giuseppe Smorto, dopo la candidatura ai Nastri d’Argento del docufilm scritto insieme ad Armando Maria Trotta, Massimo Razzi e Fabio Mollo (quest’ultimo regista insieme con Alessandra Cataleta), realizzato da Carlo Degli Esposti e da Nicola Serra per Palomar Media San in occasione delle celebrazioni dedicate al 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace e cofinanziato dalla Regione Calabria e dalla Fondazione Calabria Film Commission.

Con il cuore e la mente già proiettati alla cerimonia di premiazione in programma lunedì 26 febbraio a Roma al cinema Barberini, Giuseppe Smorto ha tante ragioni, e non solo sentimentali, per definire «un’operazione straordinariamente riuscita» quella che si è sviluppata intorno al racconto che ripercorre, in mezzo secolo, la storia delle due statue bronzee meglio conservate al mondo, riemerse dal mare di Riace nel 1972, dopo duemila anni passati sott’acqua.

Interviste, documenti inediti e testimonianze dirette rendono particolarmente significativo il prodotto cinematografico che si è tradotto anche in un momento di riflessione e di conoscenza per gli studenti della provincia reggina. E sono tanti anche gli interrogativi (le statue sono soltanto due? Che fine hanno fatto lance e scudi? È stato per primo Mariottini a ritrovarle?), che “aprono” ad una vicenda forse ancora in parte da scrivere. «Da reggino, sono davvero felice; per il Museo e per i miei concittadini; mi sembra solo ieri quando l’idea prendeva corpo portando la città nel cuore e coinvolgendo personaggi come Stefano Mariottini o Daniele Castrizio. È vero, lo spettacolo non è il mio mondo – ammette Giuseppe Smorto – perché ho fatto sempre il giornalista, ma trovarci tutti insieme su questo palcoscenico di grandi finali ci dà veramente la convinzione che i Mitici Guerrieri sono diventati davvero “Semidei”. Ed era proprio questa la scommessa, oggi più che mai in un momento in cui le più grandi firme del cinema, da Mario Martone a Riccardo Milani, tornano a fare documentari».

Ieri l’annuncio dei Giornalisti cinematografici italiani che assegnano i Nastri d’argento e alla premiazione di lunedì 26 febbraio a Roma al cinema Barberini consegneranno anche i Nastri d’argento a Mario Martone, Nastro dell’anno per «Laggiù qualcuno mi ama» e «Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice», e alla scrittrice e sceneggiatrice Edith Bruck per «Edith», emozionante testimonianza autobiografica sulla Shoah, da un’idea di Giovanna Boursier, con la regia di Michele Mally.

I 10 finalisti annunciati, a cui si aggiunge la cinquina speciale dedicata ai documentari d’arte, sono stati scelti tra i 55 concorrenti nelle due categorie dedicate al racconto del “Reale” ( in gara: «Frammenti di un percorso amoroso» di Chloè Barreau; «Le mura di Bergamo» di Stefano Savona; «Mur» di Kasia Smutniak; «Kripton» di Francesco Munzi; «Sconosciuti puri» di Valentina Cicogna, Mattia Colombo) e ai film su “Cinema, Spettacolo, Cultura” («Semidei» del reggino Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, «Vengo anch’io» di Giorgio Verdelli; «Io, noi e Gaber» di Riccardo Milani; «Kissing Gorbaciov» di Andrea Paco Mariani, Luigi D’Alife; «Profondo argento» di Giancarlo Rolandi, Steve Della Casa. Nei prossimi giorni completeranno il palmarès i riconoscimenti per il miglior docufilm e per il documentario, che vince il «Pedicini».

 

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