Un contesto criminale che non ha lasciato spazio a nessuna altra iniziativa lecita all’interno della Perla dello Stretto: questo si legge nell’avviso di conclusione indagini del 30 novembre. Una pagina ancora più nera di quelle già scritte.
Che ci fossero le mani della ’ndrangheta sull’apertura del centro commerciale Perla dello Stretto era apparso chiaro in tutta la sua gravità già il 9 maggio allorché scattò l’operazione “Fata Morgana” che portò alla notifica dei nove avvisi di garanzia e all’applicazione delle misure cautelari in carcere tra gli altri per Paolo Romeo e Giuseppe Chirico e all’inizio della fine per l’ex amministrazione Messina.
Ed è proprio lui, Romeo – con Chirico – il dominus del centro commerciale come sintetizzano i pm: Romeo era «dirigente sostanziale del consorzio dei commercianti della Perla dello Stretto (formalmente il consulente)» e Chirico consorziato.
Al sistema si sarebbero piegati anche AM, presidente del Consorzio, e suo figlio A., che «al fine di ottenere maggiori profitti dai diritti immobiliari da loro vantati presso il centro commerciale, si accordavano […] con Paolo Romeo e Giuseppe Chirico al fine di fare acquisire una parte consistente dei predetti diritti alla Soral srl e così garantire a Paolo Romeo la possibilità di governare le dinamiche connesse alla riapertura in funzione della più efficiente infiltrazione degli interessi della ’ndrangheta; quindi, agli stessi scopi consentivano a Paolo Romeo di gestire di fatto il consorzio»
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