Il traffico di cocaina? Monopolio della ’ndrangheta, grazie ai floridi contatti con i cartelli del Sud America. È in estrema sintesi quanto emerge dal report di “Italian port security” che evidenzia, però, come le famiglie mafiose siano molto attive nella ricerca di nuove rotte e porti, allo scopo di essere meno prevedibili, e, inoltre, stiano adottando una strategia di parcellizzazione dei carichi su più container in direzione di diversi scali. In quest’ottica, «il porto di Gioia Tauro aumenta ancor di più la sua importanza nello scacchiere mondiale del traffico. Costituisce anche la più grande porta di ingresso della cocaina, tanto da essere talora denominato “Coca Tauro”. Un porto ormai divenuto fondamentale per la ’ndrangheta, dove le famiglie più importanti della Piana - Piromalli, Pesce, Molè, Bellocco - dominano riuscendo a penetrarne la gestione a più livelli».
Il forte giro di vite su Gioia Tauro ha fatto sì che la ’ndrangheta abbia gradualmente iniziato a guardare altrove, in cerca di nuovi punti di approdo, dove poter far arrivare il suo “oro bianco” dal Sud America. «Le varie cosche hanno così pensato di rivolgersi ai porti del Nord Italia, come quelli di Genova, La Spezia, Vado Ligure (SV), Livorno, Venezia. I pericolosi legami che i clan sono riusciti a creare e cementare hanno reso queste aree crocevia di smistamento», oltretutto, più vicine «ai canali di spaccio remunerativi» si legge nel report.
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