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Delitto Canale a Reggio, la verità del pentito Francesco Trunfio

Scientifica a lavoro dopo l'omicidio di Giuseppe Canale a Gallico

Un pezzetto alla volta, la Procura antimafia di Reggio Calabria sta iniziando a depositare stralci di verbale del nuovo collaboratore di giustizia di Gioia Tauro Francesco Trunfio. L’ultima acquisizione richiesta dalla Dda è stata presentata nel corso del processo per l’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011 a Gallico, quartiere alla periferia nord di Reggio Calabria, nella faida tra le cosche pe ril controllo di quel territorio.

Il racconto di Trunfio, legato alla cosca Piromalli di Gioia Tauro, parte da Diego Zappia, oppidese che avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio e che, dopo essere stato arrestato, ha iniziato a collaborare con la Dda dello stretto.

«Conosco Diego Zappia – si legge nel verbale di Trunfio – che è ndranghetista. Appartiene alle cosche di Oppido Mamertina. So che è con la famiglia mafiosa dei Mazzagatti. Fui io a presentare Diego Zappia agli altri ’ndranghestisti in carcere. L’avevo conosciuto perché Zappia era stato detenuto anche nel procedimento sulle cosche oppidesi. Notai che con i coimputati del procedimento dell’omicidio Canale, vi fu un saluto come se già si conoscessero. Ricordo in particolare il rapporto con un certo Giordano che era nel reparto Scilla».

Uno alla volta emergono, nella ricostruzione che Trunfio fa ai magistrati reggini, i nomi degli ‘ndranghestisti che avrebbero partecipato all’omicidio di Canale.

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