I traffici di droga, i rapporti “borderline”, le confidenze e i verbali che scottano: l’avvocato penalista e il collaboratore di giustizia, stavolta uno contro l’altro. Si alza la tensione nello scacchiere dell’inchiesta “Geenna”, l'operazione antimafia della Dda di Torino che mercoledì scorso, con 17 arresti, ha smantellato la presunta locale della Val d’Aosta, regione finora solo sfiorata dalle indagini sulla ’ndrangheta.
L’avvocato finito nel carcere di Verbania è il reggino Carlo Maria Romeo, nato a Bovalino ma domiciliato a Torino, sospettato di aver fatto da intermediario in una cessione di cocaina ma anche di aver tenuto «diverse condotte, chiaramente esulanti l’attività professionale di difensore, sia a vantaggio di un esponente della locale di Aosta, sia a proprio e altrui vantaggio».
E proprio qui s’innesta il conflitto con il collaboratore di giustizia, il piemontese Daniel Panarinfo, le cui dichiarazioni hanno indirizzato gli investigatori ad accendere i riflettori su Romeo. Il pentito – che ha deciso di “saltare il fosso” nel momento in cui, fuggito dalla Spagna, temeva per la sua vita a causa di un debito di oltre centomila euro – ha indicato il legale, annota la Dda torinese, quale «professionista collegato ad alcuni esponenti del sodalizio in prospettiva del compimento anche di attività illecite».
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