Sono tre le persone morte in poco più di un anno nella baraccopoli di San Ferdinando, il centro della piana di Gioia Tauro, dove centinaia di braccianti extracomunitari lavorano come braccianti per pochi euro all’ora. Come nel caso dell’uomo morto nell’incendio divampato poco dopo la mezzanotte, il fuoco aveva ucciso già due persone.
Il 27 gennaio dello scorso anno a morire fu una giovane nigeriana, Becky Moses, di 26 anni. Si trattò di un incendio doloso appiccato da un’altra donna, arrestata mesi dopo dalla Polizia, che avrebbe agito per gelosia. Il 2 dicembre scorso un altro incendio uccise un diciottenne, Surawa Jaithe, gambiano.
Nella stessa baraccopoli viveva Soumaila Sacko, 29 anni, immigrato del Mali, sindacalista dell’Usb, ucciso il 2 giugno del 2018 da una fucilata a San Calogero, nel Vibonese, mentre, all’interno di una fornace in disuso, cercava lamiere da utilizzare per costruire una baracca nel campo di San Ferdinando.
Diversi altri incendi divampati nel'accampamento non hanno provocato vittime. La situazione di precarietà in cui vivono i migranti della piana di San Ferdinando ha indotto le autorità, con il coordinamento della prefettura di Reggio Calabria, a trovare soluzioni alternative. La Protezione Civile regionale ha allestito una tendopoli attrezzata in un’altra area del comune del Reggino, mentre è stato approntato un piano che prevede la collocazione dei braciati in immobili privati, attraverso incentivi a beneficio dei proprietari.
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