Una perizia di variante necessaria, a giudizio dell'Ati guidata dall'impresa Passarelli, per continuare i lavori di ultimazione del nuovo Palazzo di Giustizia, a Reggio, è diventata la “pietra dello scandalo” che ha portato l'Amministrazione Falcomatà ad avviare le procedure per la risoluzione in danno del contratto.
Ieri mattina l'amministratore dell'Ati Giuseppe Passarelli si è detto «incredulo» rispetto alla decisione assunta dal vertice di Palazzo San Giorgio. «Anche perchè - ha spiegato al telefono -, noi tre settimane fa avevamo trovato un accordo per proseguire i lavori. Avevamo chiesto 7,5 milioni di euro per potere fare fronte ai lavori in più che dovranno essere eseguiti per il ripristino e il completamento del Palazzo di Giustizia. Il Comune, dopo un serrato confronto, ci aveva offerto circa 3,7 milioni. Meno di quel che chiedevamo ma comunque una cifra sufficiente per fare ripartire il cantiere. Dopo essermi consultato con i miei soci dell'Ati abbiamo deciso che, pur di fronte a una piccola perdita economica, avremmo continuato e portato a conclusione l'appalto. Dopo un po' il colpo di scena: i 3,7 milioni diventano 2,4 e per noi diventava tutto più difficile. Infine, la decisione del Comune di volere risolvere il contratto in danno. Dire che sono sorpreso è poco».
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