Vincenzo Macrì, ritenuto un esponente di vertice dei clan di Siderno, è stato condannato a 20 anni di reclusione per associazione a delinquere di tipo mafioso. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Locri all'esito di uno stralcio del procedimento scaturito dall'operazione “Acero Krupy”. A conclusione della camera di consiglio i giudici (presidente Accurso, Carughi e Terramova), hanno escluso l'aggravante della transnazionalità in riferimento all'associazione mafiosa mentre hanno assolto Macrì dall'accusa di far parte di un'associazione per delinquere dedita al narcotraffico “per non aver commesso il fatto”. Il tribunale, riporta la Gazzetta del Sud in edicola, ha applicato nei confronti del 54enne la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di 3 anni. Infine l'imputato è stato condannato a risarcire la parte civile Regione Calabria, rappresentata dall'avvocato Michele Rausei. Macrì, figlio del defunto Antonio Macrì soprannominato dagli inquirenti “boss dei due mondi”, era stato arrestato in Brasile e successivamente portato in Italia.