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Processo "Mala Sanitas" a Reggio, i consulenti: "Nessuna responsabilità dei medici"

Ospedale Riuniti di Reggio

Nessuna responsabilità dei medici, una terapia farmacologica corretta, ed il feto era morto da «almeno sei ore» prima che venisse espulso dalla madre. Sono le conclusioni dei due super periti del processo “Mala sanitas” - la professoressa Gelsomina Mansueto, che è una specialista in anatomia patologica; e il dottore Ciro Di Nunzio, genetista e tossicologo forense - incaricati dal Tribunale per fare luce su una delle ipotesi di reato più delicate, e gravi, dell'inchiesta: l'interruzione di gravidanza di una paziente per cui rispondono nel processo “Mala Sanitas” il dottore Alessandro Tripodi, ex primario facente funzioni di Ginecologia degli Ospedali Riuniti, e i suoi colleghi Filippo Saccà e Daniela Manuzio.

Le conclusioni degli esperti sono contenute nella relazione di consulenza tecnica medico-legale depositata ieri in Tribunale: «In definitiva, è lecito concludere che non sono ravvisabili profili di responsabilità nella condotta dei sanitari nella gestione della gravidanza della signora Loredana Tripodi per le seguenti ragioni: la terapia farmacologica e la condotta di attesa (in luogo del taglio cesareo) appaiono adeguate per il quadro ostetrico; non vi sono evidenze scientifiche vantaggi di somministrare una terapia diversa da quella scelta dai sanitari; la PROM prima delle 24 settimane di gestazione è gravata non solo dai rischi propri della rottura delle membrane ma anche quelli specifici dell'estrema prematurità fetale».

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