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Depurazione delle acque al collasso, in provincia di Reggio il mare più inquinato

Bocciato dall'Unione europea e messo sott'accusa dalla commissione parlamentare sulle ecomafie, il sistema di depurazione calabrese entra nella fase più “calda”, la stagione balneare. E lo fa sotto auspici non certo positivi, se è vero che la stessa Regione - nel corso dell'audizione del dirigente generale del dipartimento Presidenza, Domenico Pallaria - ha ammesso che la situazione è assolutamente critica.

L'ultima conferma, come riporta la Gazzetta del Sud in edicola, arriva dal dossier appena pubblicato dall'Agenzia europea dell'ambiente. Se da una parte viene certificato che «la qualità dell'acqua risulta "eccellente" in più dell'85 % dei siti di balneazione europei», dall'altra «la percentuale più elevata di siti di balneazione con qualità delle acque “scarsa” è stata registrata in Italia (89 siti, pari all'1,6%), Francia (54 siti, pari all'1,6 %) e Spagna (50 siti, pari al 2,2 %)» e la Calabria, con Reggio, contribuisce in maniera decisiva al risultato negativo.

Parla chiaro, d'altronde, la mappa interattiva messa in rete dall'Aea: la provincia di Reggio, trascinata dal territorio comunale del capoluogo, è quella con il maggior numero di punti con acque classificate come “scarse”, seguita dal Napoletano. I punti non balneabili sono sempre gli stessi, a conferma che poco o niente è stato fatto.

 

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