Il primo caso risale allo scorso aprile, quando l'Asp di Reggio sciolta per mafia ha “scoperto” che un suo dipendente aveva continuato a recarsi normalmente al lavoro all'ospedale di Locri nonostante nei suoi confronti la Corte d'Appello di Catania avesse emesso una “sentenza irrevocabile” con la quale era stato condannato alla pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
La seconda “puntata” è di fine luglio: licenziati tre medici coinvolti in altrettante inchieste giudiziarie e condannati. Ma l'operazione di bonifica è tutt'altro che conclusa.
Adesso ne arrivano altri due di provvedimenti che di fatto lasciano a casa personale in posizione dubbia. È il caso, stavolta, di un medico e di un infermiere. Ad accomunare le due posizioni è la sospensione facoltativa dal servizio, una scelta assunta dai commissari dell'Asp pur in assenza di condanne definitive.
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