«Le cosche del mandamento tirrenico continuano ad esprimere una spiccata propensione imprenditoriale». È l'incipit con cui gli inquirenti della Direzione investigativa antimafia fotografano la capacità di infiltrazioni nel tessuto economico cosche della Piana di Gioia Tauro nella relazione semestrale davanti alla Commissione parlamentare antimafia.
Una operatività che si discosta ormai in maniera netta dal recente passato: la 'ndrangheta diventa imprenditrice non limitandosi più a “taglieggiare” i facoltosi imprenditori, ma diventando essa stessa parte integrante del sistema economico. In questo contesto, come sottolineano gli investigatori della Dia, un ruolo di primo piano è giocato dalle cosche gioiesi che fanno capo ai gruppi Piromalli e Molè. Clan che prima di molti altri hanno intrapreso questo processo di infiltrazione nei settori economici che contano.
«Particolarmente incisiva - si legge nella relazione del secondo semestre 2018 - è risultata l'azione di contrasto e di aggressione ai patrimoni da parte della magistratura e della polizia giudiziaria, soprattutto con riguardo all'area della Piana di Gioia Tauro. Proprio in questo territorio si continua a registrare l'operatività dei gruppi Piromalli e Molè, in ultimo proiettati anche nel controllo del settore dei giochi e delle scommesse, come emerso nell'ambito della già richiamata operazione “Galassia”».
La relazione scende più nello specifico: «Nel mese di luglio - aggiungono gli inquirenti - a Gioia Tauro, all'esito dell'operazione “Building”, la Guardia di finanza ha eseguito il sequestro di beni nei confronti di 4 esponenti della famiglia Bagalà (collegata ai Piromalli), già emersi nell'ambito delle operazioni “Ceralacca”, “Cumbertazione” e “Martingala”. Le investigazioni economico-patrimoniali hanno evidenziato la sproporzione dei patrimoni nella loro disponibilità e permesso di individuare le fonti illecite dalle quali avevano tratto le risorse. Il provvedimento ha interessato l'intero capitale sociale di 5 imprese operanti nel settore delle grandi opere edili ed infrastrutture, nonché quote societarie di altre 6 imprese, 161 immobili (tra fabbricati e terreni), 7 autovetture e beni di lusso, rapporti finanziari ed assicurativi, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di 115 milioni di euro».
L'azione di contrasto ai patrimoni illeciti non si è fermata neanche durante l'estate. «Nel mese di agosto - prosegue il documento - sempre a Gioia Tauro, un altro consistente sequestro è stato eseguito dalla Polizia di Stato a carico di un esponente della cosca Piromalli, cui sono stati sottratti diversi terreni - alcuni dei quali all'interno di un complesso turistico avente sede a Parghelia - per un valore stimato di circa 1,5 milioni di euro».
Le cosche della Piana per gli inquirenti hanno una «vocazione» naturale «a rivolgere i loro interessi criminali anche fuori regione». Infine, la Dia ricorda che nello scorso novembre il gup di Reggio Calabria ha condannato 11 imputati, esponenti dei Piromalli, che avevano scelto il rito abbreviato, per un totale di oltre 150 anni di reclusione nel processo nato dall'inchiesta “Provvidenza”.
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