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'Ndrangheta, il pentito: "Processi aggiustati in cambio di voti alla Lega Meridionale"

Tribunale di Reggio Calabria

Il patto di ferro tra i padrini del quartiere Brancaccio a Palermo e i referenti della 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro per giustiziare i servitori dello Stato. È quanto emerge dalla testimonianza del collaboratore di giustizia Marino Pulito, resa ieri in Corte d'Assise a Reggio nel processo "'Ndrangheta Stragista", l'inchiesta del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia reggina.

Pulito contribuisce a delineare il periodo opaco e dilaniato dei primi anni Novanta. A partire dall'episodio in cui si agganciò Licio Gellì, il venerabile mente della Loggia segreta P2, per aggiustare un processo: "A quale prezzo? L'appoggio elettorale alla Lega meridionale con 4 mila voti. E a conferma del suo impegno telefonò a Giulio Andreotti: anche io parlai con lui, seppure al telefono quindi non avendolo mai visto in faccia.... Ma riconobbi la sua voce al telefono".

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