Una rete di caporali di origine africana sfruttava il lavoro dei connazionali e costringeva le donne a prostituirsi.
Cittadini nella maggior parte di casi provenienti dal centro Africa e domiciliati nella baraccopoli di San Ferdinando finiti al centro di una vasta operazione dei carabinieri di Reggio Calabria, coordinata dalla Procura di Palmi, che ha arrestato numerose persone ritenute responsabili, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.
L'inchiesta ha colpito una rete di caporali, composta da cittadini extracomunitari di origine centrafricana all'epoca dei fatti domiciliati nella baraccopoli di San Ferdinando e a Rosarno, i quali, d'accordo con i titolari di aziende agricole e cooperative del settore della raccolta e della vendita di agrumi nella Piana di Gioia Tauro, si erano "specializzati" nell'attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di braccianti agricoli extracomunitari, a anche al favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di donne africane.
Le indagini nascono da una denuncia alla stazione dei carabinieri di San Ferdinando da un bracciante agricolo senegalese nei confronti di un caporale di nazionalità ghanese. Indagini che hanno permesso di far luce sull’esistenza di una vera e propria rete di caporali, composta da cittadini extracomunitari di origine centrafricana ed all’epoca dei fatti domiciliati presso la baraccopoli di San Ferdinando e nel Comune di Rosarno, i quali, in concorso con i titolari di aziende agricole e cooperative operanti nel settore della raccolta e della vendita di agrumi nella Piana di Gioia Tauro, erano dediti prevalentemente alle attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di braccianti agricoli extracomunitari, nonché alla commissione di ulteriori reati quali il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di donne africane e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana.
I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono:
Agbevadi Johnny AMENYO, ghanese di anni 37 (custodia in carcere);
Mark BENJAMIN, ghanese di anni 78 (custodia in carcere);
Haadi DIMBIE, ghanese di anni 31 (custodia in carcere);
Joseph JERRY, liberiano di anni 38 (custodia in carcere);
Kader KARFO, ivoriano di anni 41 (custodia in carcere);
LO CHEIKH, senegalese di anni 68 (custodia in carcere);
Babacar NDIAYE, senegalese di anni 54 (custodia in carcere);
Ibra NDIAYE, senegalese di anni 36 (custodia in carcere);
Mbaye NDIAYE, senegalese di anni 53 (custodia in carcere);
Gorgui Diouma SARR, senegalese di anni 36 (custodia in carcere);
Ballan SIDIBE, ivoriano di anni 43 (custodia in carcere);
Nuhu SULEMAN, ghanese di anni 39 (custodia in carcere);
Kouda YABRE, burkinabè di anni 46 (custodia in carcere);
Daniele BRUZZESE, laureanese di anni 30 (arresti domiciliari);
Carmine Giuseppe CANNATÀ, rosarnese di anni 29 (arresti domiciliari);
Vincenzo GALATÀ, melicucchese di anni 50 (arresti domiciliari);
Annunziato LAROSA, rosarnese di anni 51 (arresti domiciliari);
Vincenzo Domenico PORRETTA, rosarnese di anni 69 (arresti domiciliari);
Giuseppe SAVOIA, taurianovese di anni 47 (arresti domiciliari);
Domenico VENTRICE, rizziconese di anni 64 (arresti domiciliari);
Moussa DIAKITE, ivoriano di anni 36 (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla p.g.);
Abdou Khadim DIOP, senegalese di anni 36 (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla p.g.);
Amath NDIAYE, senegalese di anni 59 (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla p.g.);
Giuseppe D’AGOSTINO, polistenese di anni 37 (obbligo di dimora);
Michele FIDALE, polistenese di anni 61 (obbligo di dimora);
Giuseppe CARERI, rosarnese di anni 60 (divieto di dimora);
Osei Victor AFERE, ghanese di anni 31 (obbligo di presentazione alla p.g.);
Giacomo CONDELLO, polistenese di anni 42 (obbligo di presentazione alla p.g.);
Maliki GOUEM, burkinabè di anni 54 (obbligo di presentazione alla p.g.).
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