
Cade l'accusa dell'aggravante mafiosa - aver reimpiegato i profitti illeciti delle slot machine che operavano in una catena di sette bar a Milano con il fine di agevolare le organizzazioni mafiose - nei confronti di Giulio Lampada, il 48enne reggino che è riuscito ad accumulare una vera e propria fortuna nella capitale finanziaria italiana sfruttando il business delle slot machine e beneficiando della protezione dei vertici delle 'ndrine Condello-De Stefano (come si ricava dalla condanna definitiva inerente l'operazione “Infinito”).
Un'esclusione che ha un immediato effetto pratico, come rimarcato dalla Corte d'Appello di Milano (davanti a cui si celebrava il terzo processo su questa questione specifica dopo le censure della Corte Supema di Cassazione): ridotta la pena di tre anni di reclusione.
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