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Ospedale di Reggio, la “porta” aperta sulla speranza nella lotta al Coronavirus

Ospedale di Reggio Calabria

Due dimessi avantieri, un altro ieri. Alla tragica conta dei morti si affianca quella ben più ottimistica dei guariti. Che, al Grande ospedale metropolitano di Reggio, hanno un solo pensiero prima di lasciare la corsia: ringraziare i medici che li hanno curati. Loro, stanchi ma soddisfatti, sorridono e vanno avanti. Ci sono tanti altri pazienti da seguire, per i quali ieri è stato anche organizzato un momento di festa con auguri e uova di Pasqua. «Al momento abbiamo una trentina di ricoverati», spiega il medico di Malattie infettive Carmelo Mangano. Con lui, nello staff diretto dal primario Giuseppe Foti, operano i dottori Rosa Basile, Maria Stella Carpentieri, Saverio De Lorenzo, Giuseppe Ieropoli, Alfredo Kunkar, Maria Polimeni e Domenico Sofo, ai quali si sono aggiunti i colleghi temporaneamente provenienti da altri reparti supportati dall'equipe infermieristica coordinata da Angela Caridi.

Ieri ha salutato il Gom una donna di Scilla. Guarita dal Covid-19, può tornare a casa. Ma è anziana e senza macchina. «Ci siamo occupati anche di organizzare il trasporto con un'auto medica», racconta Mangano. In una situazione d'emergenza come quella attuale, sarà la direzione aziendale a coprire le spese.

Il sistema sta reggendo alla senza intoppi: è vero, non c'è stato lo tsunami che si temeva, ma la sensazione è che la macchina attivata in emergenza possa fare ancora di più, se necessario, tra le pieghe di un piano Covid promosso a pieni voti in diretta tv dal viceministro Sileri. «Malattie infettive - spiega ancora Mangano - rappresenta il primo livello di assistenza, al quale seguono gli eventuali ricoveri in Pneumologia e in Terapia intensiva per i casi più gravi». Il lavoro di squadra sta funzionando. «Lo staff direzionale, con l'interessamento in prima persona del commissario e della direzione sanitaria, si sta dando un gran da fare e ci ha ben organizzato. Mai come in questa occasione - continua Mangano - vengono ascoltate le indicazioni dei medici impegnati in prima linea. Nessuno di noi sta attento più agli orari, i turni si d. E le iniziali carenze d'organico sono state risolte rapidamente».

Certo, in corsia la preoccupazione è tangibile. Un 78enne di Sinopoli proprio nelle ultime ore è stato trasferito in Terapia intensiva. Il trattamento è definito da un protocollo che coinvolge più reparti. «Disponiamo - spiega il dottore Saverio De Lorenzo - di tutti i farmaci che al momento vengono usati per il virus e si dimostrano in grado contrastarne al meglio la virulenza. Tra questi, anche il “Tocilizumab” che ha dato buone risposte. Siamo in linea, pertanto, sul fronte della strategia terapeutica, con gli altri reparti di Infettivologia italiani». I pazienti al momento in Malattie infettive in buona parte respirano autonomamente, per qualche altro si rende necessario una assistenza con ossigeno. «Se tutto va bene, alla fine del ciclo di terapia e con la conferma della negatività dal secondo tampone nasale, i pazienti vengono dimessi e possono tornare a casa», continua De Lorenzo.

La prospettiva è andare avanti così a lungo, almeno fino a quando non sarà disponibile un vaccino. «Ma prendiamo l'aspetto positivo: questo virus - osserva Mangano - ha tirato fuori il meglio del Gom in termini di organizzazione e capacità di risposta». Guarda avanti De Lorenzo: «La persistenza del virus comporterà che ogni paziente che entra in ospedale debba sottoporsi a tampone, oppure ai test sulle immunoglobuline. In questo contesto, ancora di incertezza, il distanziamento sociale ed evitare il più possibile le uscite rappresentano i veri strumenti per volerci bene e per voler bene al nostro prossimo. Gli asintomatici sono un grande veicolo di diffusione del virus e riconoscerli è impossibile».

In Terapia intensiva, intanto, è tutto pronto per testare un nuovo farmaco che inibisce la cascata infiammatoria. E i due laboratori dell'ospedale e dell'Asp, ieri, hanno riscontrato soltanto tre nuovi casi.

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