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Reggio, diede fuoco alla moglie Maria Antonietta Rositani: 18 anni per Ciro Russo

Diciotto anni di carcere per aver tentato di ammazzare l'ex moglie, Maria Antonietta Rositani. Il Gup di Reggio ha inflitto una pesante condanna – la richiesta della Procura era stata di 20 anni di reclusione - nei confronti di Ciro Russo, il 44enne di origini napoletane ma reggino d’adozione che la mattina del 13 marzo 2019 tentò di vendicarsi barbaramente della scelta della donna di troncare ogni relazione aggredendola davanti a una scuola (l'istituto Frangipane a Reggio) mentre era a bordo della propria autovettura, gettandole addosso il contenuto di una bottiglia di liquido infiammabile e dandole fuoco.

Riconosciute anche le aggravanti, come richiesta dal Pm Paola D'Ambrosio al termine della requisitoria; esclusa ogni responsabilità sulla morte del cagnolino della vittima che si trovava a bordo auto ed era rimasto bruciato dal rogo divampato sull'autovettura.
Presenti all'Aula bunker del Tribunale di Reggio, anche al momento della lettura della sentenza, i familiari della giovane donna, che si sono costituiti parte civile.

Maria Antonietta Rositani, che da quella maledetta mattina versa in gravi condizioni di salute ed è ancora costretta alle cure ospedaliere per le terribili ustioni riportate su tutto il corpo, dopo aver lottato nei primi mesi dell'aggressione tra la vita e la morte. Il 13 luglio, dopo un calvario di 17 mesi, la sua vita devastata registrerà la prima risposta della Giustizia.

«Questa sentenza l’ha voluta lui. Sono amareggiata. Ha voluto tutto lui sin dall’inizio». Così Annie Russo, figlia di Ciro Russo e Antonietta Rositani, ha commentato la condanna inflitta a suo
padre per il tentato omicidio della madre. «Lui ha rovinato la mia famiglia e ha rovinato mia madre. - ha aggiunto Annie - ma non solo fisicamente. Ci ha lasciato una crepa nel cuore con la quale dovremmo convivere per sempre».

Durante la lettura del dispositivo Ciro Russo era a pochi metri dalla figlia che si è costituita parte civile: «È stato come al solito, tranquillo e spavaldo. Mi ha guardato sempre con aria di superiorità, con quegli occhi di sfida fino all’ultimo. Lui - ha detto Annie - è sempre stato così. Sembra che non ha capito cosa ha commesso. In questo momento ho sentimenti contrastanti, ma sono anche sollevata grazie a questa condanna».

Soddisfatto il procuratore Giovanni Bombardieri: «È stata riconosciuta la fondatezza della nostra ricostruzione. Un fatto gravissimo che trova la giusta condanna. Si è trattato di una delle vicende più drammatiche e gravi della storia giudiziaria di Reggio Calabria. La Procura dall’inizio ha operato senza sosta prima alla ricerca del colpevole che si era allontanato e poi affinché quel gesto criminale venisse ricostruito puntualmente e sanzionato con la giusta severità».

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