A Vercelli si sono celebrati in grande stile i funerali di Franco Barillà, il medico deceduto a causa del coronavirus. Ieri la salma è rientrata in Calabria accompagnata dal figlio Antonio per l’ultimo saluto dei familiari. Un dolore straziante per una morte che nessuno si aspettava. La moglie che insegna al liceo scientifico di Rosarno riassume il suo stato d’animo così: «Sono M.M., madre orgogliosa di Federica Barillà, il cui papà Franco, è morto di Covid a Vercelli. Originario di Villa San Giuseppe, ha lasciato la Calabria per andare a lavorare come medico di Guardia Medica in Piemonte, quando Federica aveva appena 3 anni. Il "terrone", così lo chiamavano affettuosamente gli amici "polentoni", si è subito integrato nel tessuto sociale della provincia vercellese, fino a coprire incarichi sanitari in ambito carcerario, delle case di cura assistenziali per anziani e nel settore della medicina di base dove da qualche anno aveva accresciuto il numero degli assistiti in modo esponenziale, soprattutto grazie al passaparola dei pazienti soddisfatti e rassicurati dal suo perenne sorriso e buonumore e dalla sua straordinaria professionalità e disponibilità. Franco aveva "educato" i vercellesi ad "offrire" il caffè al bar, insomma, a "terronizzarsi". Chi lo conosceva, non poteva non notare la sua ironia, il suo spirito, la sua umanità, la sua gentilezza. E I nostri figli, Federica che ieri ha "festeggiato" (si fa per dire) il suo primo quarto di secolo senza sentire la voce del papà che le dice "Gioiuzza, apri il cancello! ", improvvisando il suo arrivo a sorpresa a Reggio... e Antonio, il suo "stronzetto" che a 19 anni si è ritrovato a passare da ragazzo a uomo, restando accanto al papà negli ultimi momenti della lunga lotta contro una brutta bestia... E il resto lo lascio raccontare a mia figlia, che in un post sui social ha dimostrato di essere una figlia meravigliosa, della quale il padre sarebbe sinceramente orgogliosa. Come di Antonio, il nostro uomo di casa».
Ed ecco quanto scrive la figlia: «Una cosa ci tengo a dirla. Sono da sempre stata contro il terrorismo mediatico da parte dei media, dei giornali, sulla tematica "Covid ", ma al tempo stesso abbastanza razionale da capire la pericolosità di questo virus per determinate categorie di persone. Quando leggete i bollettini quotidiani dei morti di Covid, ricordatevi sempre che dietro quella morte ci sono figli, padri e familiari che soffrono per la loro perdita. E senza aver contratto quel virus avrebbero vissuto altri 10, 20 e 30 anni, chi lo sa. Mio papà, 62 anni, zero patologie pregresse, è morto per curare gli altri, è morto per voi, per noi. Ancora non me ne capacito, e forse non lo accetterò mai del tutto. Ma ci tengo attraverso questo post, a evidenziare ancora una volta la pericolosità di questo nemico invisibile, che spesso minimizziamo, ma che è fra noi e che miete vittime. Perciò stiamo attenti! Io sono e sarò sempre molto orgogliosa di mio papà perché è morto da eroe, avrebbe potuto (come molti) decidere di non andare a casa dei pazienti ad effettuare Tamponi e vaccini anti influenzali. Eppure ha deciso di non abbandonare i suoi pazienti e di curarli fino alla fine. E da lì, il calvario lungo un mese, una polmonite bilaterale che lo ha portato alla morte, una sofferenza immensa per tutti noi che speravamo fino alla fine in un miracolo. Rimarrai per sempre nel cuore di chiunque abbia avuto modo di conoscerti».
Medico reggino morto di Covid a Vercelli, la famiglia: "Non sottovalutate il virus, è invisibile e uccide"
La figlia di Franco Barillà: "Mio papà, 62 anni, zero patologie pregresse, è morto per curare gli altri, è morto per voi, per noi"
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