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Omicidi e roghi a Reggio, i pentiti inchiodano Dattilo

Sono già evidenti gli effetti delle prime dichiarazioni dei fratelli collaboratori di giustizia, Tonino e Daniele Filocamo. La loro scelta di transitare dalla parte dello Stato, di rinnegare la militanza con la cosca Serraino avendo ricoperto un ruolo di fedelissimi di Maurizio Cortese (anche lui collaboratore di giustizia dopo l'ennesimo arresto subito nell’operazione “Pedigree” dove emergeva con solare chiarezza che fosse molto di più del capo delle nuove generazioni della ’ndrina di San Sperato) e soprattutto le prime dichiarazioni rese ai magistrati della Procura distrettuale antimafia, Stefano Musolino e Walter Ignazitto, hanno rafforzato la tesi accusatoria riguardo due vicende di cronaca particolarmente clamorose che vedono sotto accusa Francesco Mario Dattilo: la guerra dei bar sul viale Calabria e l'omicidio del tabaccaio Bruno Ielo, che ha pagato con la vita l'ostinazione di non volersi piegare alle regole dei potenti delle cosche e in particolare - almeno secondo le conclusioni degli inquirenti - di Franco Polimeni che “soffriva” commercialmente la vicinanza geografiche tra la sua rivendita di tabacchi (in zona Archi) e quella dell'ex Carabiniere (a Gallico).

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