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Riace, vacilla l’accusa più grave per Mimmo Lucano

La “vittima” nega la concussione. Una circostanza che, in effetti, non emerge nella prima denuncia-querela che l’esercente presentò nel dicembre 2016 alla Guardia di Finanza

L'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano

Si sgonfia il reato di concussione contestato a Mimmo Lucano. È quanto emerso nel corso dell’udienza di ieri nel processo “Xenia”, nel quale l’ex sindaco di Riace è imputato insieme ad altre 25 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere, truffa, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, false prestazioni occasionali ed altro. Il più grave dei capi di imputazione a carico di Mimmo Lucano è il reato di concussione ai danni di un esercente di Riace, che si sarebbe concretizzato in concorso con il coimputato Antonio Capone. Nel corso dell’esame l’esercente, su specifica domanda, ha riferito di non aver subito alcuna minaccia da Mimmo Lucano. Una circostanza che, in effetti, non emerge nella prima denuncia-querela che l’esercente presentò nel dicembre 2016 alla Guardia di Finanza.

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