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Dalla cosca Libri ai Serraino, gli appoggi al politico Nicolò

Il collaboratore di giustizia Seby Vecchio conferma le accuse all’ex consigliere regionale. «Durante le elezioni fu affisso un suo manifesto alla porta del market del genero del boss. Intervennero i Carabinieri, facendolo rimuovere»

Prima la ’ndrina Libri, adesso la cosca Serraino. Si allarga il fronte mafioso che avrebbe appoggiato l'ex consigliere regionale Alessandro Nicolò, arrestato il 31 luglio 2019 nell’ambito dell’operazione “Libro Nero” con l’accusa di essere stato «il referente della cosca Libri» in cambio del sostegno elettorale. Ad aggravare il quadro d'accusa (quando scattò il blitz occupava uno scranno a Palazzo Campanella nelle fila di Fratelli d'Italia) le recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Seby Vecchio, il poliziotto ed ex assessore comunale accusato di essere «intraneo» alla ’ndrina Serraino.

Seby Vecchio, che condivise una fase di attività politica con Alessandro Nicolò, rincara la dose nell'interrogatorio del 13 novembre 2020 davanti al Procuratore Giovanni Bombardieri, e ai sostituti Dda, Walter Ignazitto e Sara Amerio: «Nicolò fu appoggiato anche dai Serraino. Nel 2007 io ero stato eletto al consiglio comunale con l'appoggio della cosca Serraino. Nel 2010 ci furono le elezioni regionali: Fabio Giardiniere, genero di Mico Serraino, nel frattempo si era allontanato da me (a seguito delle incomprensioni e delle lamentele per il mio comportamento post elettorale) ed appoggiò Sandro Nicolò. Giardiniere volle fare mettere un manifesto di Sandro Nicolò affisso alla porta del suo supermercato a San Sperato. Fu una cosa plateale, una manifestazione esplicita dell'appoggio della cosca al politico. So che intervennero addirittura i Carabinieri, facendolo rimuovere».

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