Dà libero sfogo a dieci anni di sofferenza, seppur con tutto il contegno e le buone maniere che lo hanno sempre contraddistinto, l’ex sindaco di Marina di Gioiosa Rocco Femia dopo l’assoluzione sancita dalla Corte d’appello di Reggio Calabria. L’arresto nell’inchiesta “Circolo formato”, la condanna in primo grado, più di cinque anni trascorsi in carcere, sono un’esperienza in grado di segnare qualsiasi vita.
«È dura, è una cicatrice che non si può rimarginare, – spiega Femia – una cosa assurda. Hanno preso un’amministrazione che stava lavorando alla grande, sbattuto dentro il sindaco e tre assessori che non avevano fatto nulla, e non c’era un appalto o una concessone fatta in maniera illegale. Eppure mi hanno tenuto in galera per tanto tempo». Femia nel ripercorrere quell’odissea non lo fa quasi mai dal punto di vista personale, ma sempre parlando di tutta l’amministrazione che guidava, come se ad aver subito il torto fosse stato “solo” il sindaco e non un libero cittadino. «Con il gruppo di quell’amministrazione comunale non abbiamo mai finito di stare insieme, abbiamo una chat da sempre, sapevamo come avevamo amministrato, sapevamo di non aver fatto nulla ed adesso siamo più uniti di prima. Sono stato anche colpito dall’affetto della comunità – continua – ci sono amici che piangono quando ci incontriamo e dicono che dopo di me (nel ruolo di sindaco, ndr) a Marina c’è stato il deserto.
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