Ci hanno lavorato per oltre un anno e mezzo ed è la stanchezza sui volti degli agenti a trasparire, ma soprattutto l’orgoglio e la soddisfazione di essere riusciti «a dare un contributo al miglioramento della nostra società», spezzando le catene di un giro di pedofili che non ha età e non ha appartenenza, né sociale né culturale: lo spaccato che viene fuori dall’operazione “Canada 2” è agghiacciante e la necessità è quella che tutti si rendano conto «dell’entità del fenomeno».
Tre arrestati, di cui uno a Reggio, e 119 indagati in tutta Italia; fotografie e filmati di bambini e ragazzini (nessuno con più dei dieci anni) abusati e torturati; ottomila video a carattere pedopornografico sequestrati e 230 dispositivi elettronici: sono i numeri dell’operazione “Canada 2” coordinata dalla Procura di Catanzaro e di cui la Polizia Postale di Reggio Calabria è stata il cuore delle indagini. Indagini partite da lontano, proprio dal Canada (da qui il nome dell’operazione): è stata la polizia canadese ad attenzionare alcuni siti e la segnalazione alla Polizia Postale di Reggio è stata trasmessa dal Centro Nazionale di contrasto alla pornografia perché quattro connessioni risultavano in Calabria.
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