Tutto, in quel territorio, passa da loro. Nel bene e molto più nel male. I Pesce, ma anche i Molè, i Bellocco, i Piromalli: la loro “legge” continua a governare la Piana di Gioia Tauro, come confermano per l’ennesima volta le ultime operazioni della Dda di Reggio. Decine e decine di arresti, gli ultimi – ben 53 – all’alba di martedì con la doppia inchiesta “Handover-Pecunia olet” condotta dalla Squadra mobile della Questura, dal Ros dei Carabinieri e dal Gico della Guardia di Finanza. Che tutto passi dal controllo assoluto del territorio lo conferma il gip Vincenzo Quaranta che, nell’ultima ordinanza di custodia cautelare, parla di «ulteriore e chiara espressione di un diffuso potere che la cosca Pesce esercita, in un’ottica diretta ad assoggettare al suo controllo ogni aspetto della vita sociale ed economica». E alla “cappa” non sfugge neppure il settore immobiliare, ben al di là dell’intramontabile imposizione della guardiania. «Emerge come la consorteria, vero e proprio presidio territoriale, controllasse, e controlli la proprietà immobiliare; si tratta invero – scrive il giudice per le indagini preliminari – di un diffuso controllo sulla proprietà privata e sulla libera iniziativa negoziale», che passa dal monitoraggio a tappeto de mercato immobiliare «in modo da intercettare i trasferimenti e sottoporli a un prelievo economico forzoso, secondo un tariffario che tiene conto dell’estensione del bene».
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