La scuola chiude i cancelli a giugno, ma i contratti invece si fermano a maggio. Nell’anno scolastico della pandemia, delle lezioni a singhiozzo tra zona rossa e arancione gli assistenti educativi scoprono che le loro attività non accompagneranno fino alla fine dell’anno i loro piccoli studenti. Se per gli alunni di elementari e medie si tratterebbe solo di pochi giorni (la fine delle attività didattiche è prevista per le 12) per i bambini delle infanzia si tratterebbe di un intero mese. Un mese in cui i bambini disabili dovranno fare a meno delle figure che si occupano della loro integrazione nel contesto scolastico.
Si tratta di una svista? Una dimenticanza? Certo una scelta che genera disagi ai bambini e alle loro famiglie. Un ulteriore elemento che contribuisce ad alimentare i malumori. «I bambini che frequentano fino al 30 giugno, perché devono rinunciare a questo servizio?» denunciano gli assistenti educativi. E per sgomberare il campo da qualsiasi tentativo di strumentalizzazione o di tornaconto personale i componenti del Comitato assistenti educativi chiariscono: «Noi in ogni caso siamo coperti dagli ammortizzatori sociali, percepiremo le indennità di disoccupazione, è una questione di diritti. E in questo caso quelli dei bambini non vengono garantiti. I diritti finiscono quando decidono al Comune, forse per motivi di budget?».
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