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Processo “Helianthus” a Reggio, imputato denuncia i collaboratori di giustizia

Fabio Morabito ribatte con convinzione alle accuse dei pentiti Liuzzo e Cortese

Non condivide alcun passaggio ed accetta il corso della giustizia - «ho profondo rispetto per la Magistratura nella quale confido e spero che anche questo procedimento possa concludersi come quello precedente, risolto con una sentenza di assoluzione» -, Fabio Morabito, tra gli imputati del processo “Helianthus” e destinatario di una pesante richiesta di condanna a conclusione della recente requisitoria della Dda (14 anni di reclusione) ma non ci sta affatto di fronte alle accuse dei collaboratori di giustizia, Giuseppe Stefano Tito Liuzzo e Maurizio Cortese, che lo indicano tra i fiancheggiatori della cosca Labate. Una presa di posizione categorica di Fabio Morabito che si è concretizzata con una querela-denuncia contro i due pentiti. Assistito dai legali di fiducia, avvocati Giacomo Iaria e Valeria Iaria, si è appellato al procuratore Giovanni Bombardieri sottolineando: «Ciò che trovo inaccettabile è che, in quest'ultimo processo, vengano menzionate le dichiarazioni di due collaboratori che, senza conoscermi e senza conoscere i miei sacrifici, si permettono di infangare, il nome mio e della mia famiglia e l'immagine dei miei figli. Mi riferisco in particolare alle dichiarazioni di Liuzzo e Cortese».

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