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Reggio, Aeroporto dello Stretto: "Serve un’altra società"

Le critiche del consigliere Ripepi al sindaco Falcomatà. "Rompere subito con Sacal formando una nuova società con la vicina Messina"

Massimo Ripepi, consigliere della Città Metropolitana

«Per cinque lunghi anni abbiamo gridato soli nel deserto, derisi da Falcomatà & company, sostenendo che Sacal avrebbe ucciso il nostro scalo. I soci che compongono la Sacal sono tutti di Catanzaro, Lamezia e Cosenza. Occorre, dunque, rompere subito con Sacal formando una nuova società con la vicina Messina e con società private capaci e motivate a conquistare un assett strategico nel territorio dello Stretto».

Lo sostiene il consigliere comunale Massimo Ripepi, che continua: «Oggi lo stesso Sindaco tenta di sdoganare un serio ripensamento nei confronti della gestione Sacal pur essendo stato proprio lui a volerla e consapevole che ciò avrebbe tagliato fuori il territorio reggino con l’unico risultato di trasformare l’Aeroporto dello Stretto nello zerbino di Lamezia, cosa che è puntualmente accaduta. Finalmente il Sindaco se ne rende conto ma il rischio è quello di staccare per sempre ossigeno a un’infrastruttura che è baricentro di un reale e redditizio sviluppo infrastrutturale nell’area dello Stretto. Quale soluzione allora? Staccarsi dalla Sacal e creare una società unica dello Stretto pubblico-privata che veda protagonisti attori del nostro territorio: Comuni e Città Metropolitane di Reggio e Messina, Caronte&Tourist, Msc, porto di Gioia Tauro e Autorità Portuale dello Stretto che operano realmente e non teoricamente sul territorio reggino e messinese. Questo è l’obiettivo primario, prima ancora di dare seguito a inutili programmi di ristrutturazione. È l’unica cosa che può invertire la rotta del Tito Minniti ad esclusione di ogni altra strada, se non un impegno, da parte del Sindaco, affinchè dia una spinta politica per sganciare Reggio dall’amministrazione Sacal».

«Per quanto estrema, va fatta una scelta politica convinta per evitare di chiudere i battenti dell’Aeroporto e mettere una pietra tombale sull’intera area dello Stretto, che oggi paga isolamento e mancati investimenti. Lo dicono tragicamente i dati del traffico, a prescindere dalla pandemia. È suonata l’ora anche per Reggio Calabria – conclude Ripepi –, rappresentata da Falcomatà e dalla Città metropolitana che dovrebbero curare i nostri interessi senza togliere nulla a nessuno, di attivare immediatamente una politica di parte cominciando proprio dallo scioglimento dei rapporti con la Sacal, oltremodo mortificante per la città stessa».

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