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'Ndrangheta: confisca da 10 mln a un imprenditore della cosca Raso-Gullace-Albanese

Il 18 luglio 2020 il Tribunale di Palmi ha condannato l'uomo a 18 anni di reclusione, ritenendolo colpevole del delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso

La Direzione investigativa antimafia, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria, ha confiscato beni per circa 10 milioni di euro a un imprenditore, Carmelo Gullace (originario di Cittanova nel Reggino, ma residente in Liguria) e della coniuge. Entrambi furono arrestati nel luglio del 2016 nell’ambito della operazione antimafia denominata "Alchemia" a conclusione delle indagini coordinate dalla procura di Reggio Calabria, Direzione distrettuale antimafia, perchè gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e intestazione fittizia di beni e società.

I sigilli sono stati applicati a 41 terreni, che si trovano in Calabria e Liguria, a 14 fabbricati e all’intero capitale sociale e patrimonio aziendale di 4 società. Sono stati confiscati anche conti correnti, beni mobili registrati e posizioni finanziarie, per un valore stimato di circa 10 milioni di euro.

Le indagini patrimoniali della Dia avevano già condotto, nell’agosto del 2019, su proposta della procura reggina, al sequestro dei beni in questione dal momento che l’imprenditore e il coniuge sono stati ritenuti dal Tribunale di Reggio Calabria caratterizzati da una pericolosità sociale qualificata in quanto indiziati di appartenenza ad associazione di tipo mafioso. L’uomo è considerato figura di vertice della cosca Raso-Gullace-Albanese con funzione direttiva e di comando dell’articolazione 'ndranghetistica in Liguria e in Piemonte, per il mantenimento dei contatti con gli esponenti di spicco di altre articolazioni territoriali della 'ndrangheta e per la condivisione di interessi imprenditoriali e il reimpiego di proventi delle attività delittuose. Inoltre, in data 18 luglio 2020 il Tribunale di Palmi (Reggio Calabria) ha condannato l’imprenditore a 18 anni di reclusione, ritenendolo colpevole del delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso.

 

 

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