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Soldi per un posto di lavoro a Reggio, la prescrizione salva il vigile dei "concorsi-truffa"

Spacciandosi per un parente dell'ex presidente del Senato il vigile era riuscito a truffare decine di ingenue persone che sperando di ottenere un posto di lavoro sborsarono laute ricompense in contanti

Una beffa clamorosa. Svanisce la possibilità di ottenere un solo euro di risarcimento per i danni subiti per le 48 parti offese nel processo all'ex agente della Polizia municipale di Reggio Calabria, Pietro Desiderio Grasso (classe 1966, originario di Palmi), che sfoggiando il nome - omonimo - dell'allora presidente del Senato ed ex procuratore nazionale antimafia, e spacciandosi per uno stretto parente, riuscì a truffare decine di ingenue persone che sperando di ottenere un posto di lavoro sborsarono laute ricompense in contanti.

I fatti-reato (alcuni almeno) risalgono ad oltre dieci anni fa, come fatto rilevare nell'ultima udienza prenatalizia dall'avvocato Giovanni De Stefano, ed il Tribunale collegiale di Reggio non ha potuto fare diversamente che dichiarare «non doversi procedere per l'intervenuta prescrizione dei reati».

Escono dal processo quindi l'ex vigile urbano, Pietro Desiderio Grasso, il principale imputato, e i due presunti fiancheggiatori - i reggini Santo Giglio, 58 anni; e Fabio Martino, 29 anni - coinvolti nella vicenda per essersi prestati a attivare delle sim card e girate allo stesso Grasso affinchè potesse conversare con le vittime senza il rischio di essere intercettato.

Il vigile dal nome blasonato - «siamo figli di due fratelli» ripeteva spesso secondo la ricostruzione investigativa - fu l'artefice di decine e decine di episodi-truffa perchè, secondo Guardia di Finanza e Squadra Mobile che operarono parallelamente (un secondo processo è stato avviato in Tribunale a Palmi), prometteva, ed assicurava, posti di lavoro.

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