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La leadership dei De Stefano e le alleanze a Reggio e Milano

Processo ‘Ndrangheta stragista: tra le nuove prove un verbale del collaboratore Schettini

Le dinamiche criminali durante la guerra di ’ndrangheta, le rinnovate gerarchie dopo la “pax” del 1991 e la perdurante egemonia della dinastia De Stefano rientrano nei temi affrontati dal collaboratore di giustizia Antonio Schettini (napoletano di Portici, classe 1957) il cui verbale di interrogatorio con i funzionari della Criminalpol (novembre 1996) è destinato a fare ingresso nel processo d’Appello «’Ndrangheta Stragista». Antonio Schettini in più tranche è stato sentito dagli investigatori della Criminalpol, su incarico dell'allora procuratore reggino Salvatore Boemi, «su fatti di sua conoscenza riguardanti il sodalizio di ’Ndrangheta facente capo alla famiglia De Stefano di Archi ed a persone allo stesso criminalmente vicine».
Primo tema affrontato dal collaboratore di giustizia campano la guerra di ’Ndrangheta che ha consumato a Reggio tra il 1985 e il 1991: «L'inizio della guerra di mafia è avvenuta con lo studio delle strategie da parte di Giorgio De Stefano l'avvocato con Mico Papalia, incontrato in carcere, al quale il De Stefano aveva promesso una serie di pacchetti di proventi anche in relazione ad alcune commesse pubbliche nella città di Reggio Calabria. Durante la guerra, i Tegano erano divenuti la direttrice operativa delle azioni e spesso il fratello Giovanni era stato tenuto all’oscuro di alcuni aspetti degli orientamenti, atteso che gli altri fratelli avevano più volte operato per meri fini di lucro, anche facendo il doppio gioco con i clan vicini».

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