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Corruzione all'Asp di Reggio Calabria, al via udienza preliminare. Paris torna in libertà

Nicola Paris

Ritorna in libertà l'ex consigliere regionale della Calabria, Nicola Paris. Il Tribunale del riesame di Reggio ha accolto la richiesta dei legali di fiducia del politico coinvolto nell'operazione “Inter Nos”, gli avvocati Francesco Calabrese e Attilio Parrelli del Foro di Reggio. Nicola Paris era agli arresti domiciliari dal 2 agosto scorso quando scattò l'indagine della Guardia di Finanza e della Procura distrettuale antimafia che ha ricostruito un presunto, vorticoso, giro di malaffare nell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria dove gli appalti per i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie sarebbero andati sempre ad imprenditori in odor di mafia grazie all'iter privilegiato gestito da funzionari infedeli. Nicola Paris risponde di corruzione, per essersi posto quale trait d’union tra i funzionari dell'Asp di Reggio e il cartello di imprenditori.

E proprio stamattina davanti al Gup di Reggio Calabria, Giuseppina Candito, è iniziata l'udienza preliminare dell'inchiesta “Inter Nos”, con cui è stato scoperto il presunto sistema corruttivo che avrebbe devastato l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ricostruendo i meccanismi e gli iter inquinati con cui gli appalti per i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie andassero sempre ad imprenditori in odor di mafia grazie all'iter privilegiato gestito da funzionari infedeli.  Nei confronti dei 26 imputati del processo è stato chiesto il rinvio a giudizio dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai sostituti Walter Ignazitto, Giulia Scavello e Marika Mastrapasqua. Oltre a Paris tra gli altri indagati, con un carico di accuse meno gravoso, anche gli ex manager dell'Asp reggina, Franco Sarica e Rosanna Squillacioti.
Tra le accuse sostenute dai sostituti procuratori Marika Mastrapasqua e Gulia Scavello, a vario titolo, associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa finalizzata alla turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Ammesse come parti civili nel processo l'Azienda sanitaria provinciale di Reggio e la Regione Calabria.

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