Ci sono voluti 17 lunghi anni, 8 gradi di giudizio per un’ingiusta condanna e 2 gradi di giudizio di revisione per ristabilire la verità e restituire a un professore universitario della zona jonica reggina la dignità propria di un innocente, insieme a un’incensuratezza persa nel 2019, ma soprattutto l’amore di una figlia, purtroppo, sospeso nel lontano 2005. Dopo mille battaglie, il prof è stato definitivamente assolto dall’accusa che lo ha visto suo malgrado imputato. Infatti, il docente dell’Unical ha vissuto gli ultimi 17 anni quale imputato e condannato di una gravissima e infamante accusa che, però, si è dimostrata assolutamente falsa e priva di ogni fondamento. Il procedimento a suo carico ha avuto origine nel 2005 a seguito di denuncia della sua ex moglie per abusi sessuali ai danni della loro figlia, all’epoca minorenne. Il lungo e tortuoso iter processuale che lo aveva visto coinvolto, benché abbia sempre professato la sua assoluta innocenza, si era concluso con una sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, confermata poi dalla Corte di Cassazione. Tuttavia, nel 2019 il prof che, insieme ai suoi avvocati, mai si era arreso a simile ingiustizia, ha presentato istanza di revisione presso la Corte di Appello di Catanzaro. Grazie, infatti, a una certosina ricerca di prove nuove e agli esiti di un procedimento penale che nasceva dalla denuncia di verità della figlia del docente che nel 2017 aveva voluto riprendere i contatti con il padre, gli avvocati Nico D’Ascola, Francesco Siclari e Francesco Longo, hanno ricostruito la verità di quanto “non” accadde. Grazie all’accoglimento dell’istanza di sospensione dell’esecuzione della pena avanzata dai propri legali il professore non è stato carcerato ed ha ottenuto giustizia grazie al giudizio di revisione vero e proprio.
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