Hanno forzato il protone, sono entrati e dopo aver buttato per strada i mobili che hanno trovato, li hanno dati alle fiamme. Un’altra notte di occupazioni abusive al rione Marconi. Un’altra notte di roghi e incendi. Questa volta non sono solo rifiuti, con annessi i cassonetti, ma anche mobili, i ricordi e tutto quello che una famiglia ha custodito nella propria casa. Andati in fumo assieme alle speranze di poter vedere affermata la legge dello Stato in questo quartiere ostaggio da anni ormai della prepotenza, dell’arroganza e di una escalation di violenza che è sotto gli occhi di tutti. Ma nessuno interviene. I blitz che le forze dell’ordine ciclicamente mettono in campo non rappresentano un valido deterrente qui. E i legittimi proprietari degli immobili ne sono tristemente consapevoli. Anni di battaglie, di denunce di accorati appelli per vedere affermati i propri diritti di vivere una vita senza paura. Di potersi allontanare per qualche ora o magari (diventato un sogno) qualche giorno da casa. La possibilità di trovare qualcun altro al proprio rientro qui è molto di più di un rischio. E mentre i cittadini onesti, sono costretti a convivere con il via vai di una piazza di spaccio, queste famiglie dettano il bello e il cattivo tempo. Non si accontentano di occupare abusivamente gli alloggi ma poi costruiscono nelle parti comuni degli immobili, negli atrii dei palazzi si alzano muri, si creano nuovi vani. I balconi si chiudono e diventano verande, e si finisce per costruire anche sul marciapiede. Agiscono indisturbati. E guai a chi osa fiatare.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Caricamento commenti
Commenta la notizia