Boschi rasi al suolo, crinali deturpati, aziende agricole cancellate. Immagini deprimenti della montagna martoriata dagli incendi. È successo l’estate scorsa, quando per lunghe settimane il fuoco ha percorso in lungo e in largo aree boschive rigogliose, lasciandosi alle spalle mucchi di cenere o poco più. Da allora cosa è cambiato? Sono stati assunti provvedimenti per impedire nuovi flagelli del genere? Mossi dei passi? E in che direzione?
Con nel cuore la preoccupazione possa proporsi nuovamente uno scenario del genere, il Coordinamento Aspromonte, di cui fanno parte trentasei associazioni su scala regionale, è uscito allo scoperto chiamando in causa la Regione e il Parco nazionale dell’Aspromonte.
«Le immagini delle fiamme dell’estate scorsa – evidenziano nella lettera aperta indirizzata alle parti in causa – sono ancora vivide ai nostri occhi, così come anche quelle viste dopo il passaggio del fuoco. I danni non sono quantificabili e non esiste ristoro possibile. Quanto avvenuto in Aspromonte è stato senza precedenti, ed è per questo che riteniamo fondamentale sollevare il dibattito pubblico per mantenere alta l’attenzione perché questo non accada mai più in tali proporzioni».
La stagione degli incendi 2021, secondo quanto unanimemente condiviso «è stata agghiacciante per quantità e qualità delle zone interessate dal passaggio del fuoco», ma anche durante l’autunno e l’inverno si sono registrati ulteriori focolai. Quanto basta per far schizzare in alto l’asticella della preoccupazione.
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