Da Rettore a pro Rettore vicario non sarebbe mutata di un centimetro la posizione da dominus dell'Università Mediterranea di Pasquale Catanoso. Dalle carte dell'inchiesta “Magnifica”, il ciclone giudiziario che ha devastato il mondo accademico reggino con 52 indagati e 8 misure cautelari interdittive, emerge in maniera cristallina il progetto del professore Catanoso come lo stesso Gip Vincenzo Quaranta ha messo in evidenza: «Continuare ad avere rapporti con un importante organismo del mondo universitario e continuare a strumentalizzare i momenti di trasferta per ragioni personali e familiari». Per gli inquirenti sapeva perfettamente tutto Pasquale Catanoso - «emerge chiaro come egli sapesse di delinquere e quindi di rischiare»; e lui testualmente: «mi sono tolto sto peso guarda, senza avvisi di garanzia.. niente... onestamente un centinaio me ne meritavo!» - ma lui stesso si considerava blindato rispetto a qualsiasi ipotesi di attacco, ripetendo al fedelissismo autista Francesco Naso un’espressione che gli inquirenti riportano negli atti di indagine: «Se cadiamo noi deve cadere lo Stato». Alla Mediterranea si operava nel segno della continuità. Anche nella fase in cui Pasquale Catanoso lasciò la carica di Rettore a favore di Marcello Zimbone. Il metodo restava all'insegna delle spese allegre spendendo i fondi pubblici per cene di piacere, regalie dolciarie e specialità eno-gastronomiche a rappresentanti delle Istituzioni, della Magistratura, della politica (tutti estranei ai fatti: «Si deve ribadire che non vi sono assolutamente elementi per ritenere che persone diverse dai suoi stretti familiari sapessero dell'utilizzo indebito da parte del Catanoso delle carte di pagamento di proprietà dell'Università»). Un tema messo in risalto dal Gip: «Ma uno degli aspetti più gravi è emerso con riferimento al momento in cui avveniva il cambio della guardia e cioè al momento in cui lo Zimbone diveniva Rettore e il Catanoso Pro Rettore, fatti che danno conto del concorso dello stesso Zimbone a titolo omissivo che era ben consapevole di quanto faceva il Catanoso; lo Zimbone, che a sua volta utilizzava sistematicamente per esigenze familiari l'autovettura di servizio, è stato eletto per volere del Catanoso, il quale doveva continuare di fatto a mantenere una certa posizione istituzionale. Il sistema è molto chiaro e lineare: lo Zimbone era tenuto ad avere precisi comportamenti per evitare di essere “schiacciato”». Ed ancora: «Il Catanoso doveva continuare a poter mantenere i benefici che aveva potuto avere allorquando rivestiva il ruolo di Rettore. Il suo autista si era posto il problema di come dover fare per il futuro onde giustificare il fatto di recarsi spesso a Roma e di rimanervi più tempo anche in ragione della presenza della figlia dello stesso Catanoso per altre esigenze personali. Il Naso conosceva bene abitudini e illeciti che il Catanoso commetteva sistematicamente. Le risultanze investigative hanno fatto emergere come il Catanoso abbia continuato a fare quello che faceva prima anche dopo il cambio di rettore, con il concorso dello Zimbone che ha omesso di impedire allo stesso Catanoso di continuare a recarsi in Roma con l'autovettura di servizio e di sostenere le relative spese. Si è registrata la sistematica e congiunta presenza dei due indagati nella loro veste di Rettore e Pro Rettore alle attività di competenza della Crui. Non si giustifica affatto la presenza di due rappresentanti dell'Ateneo reggino. Si è registralo ripetutamente come lo Zimbone abbia viaggiato con mezzi pubblici mentre il Catanoso in auto (spesso, sebbene la disponibilità della macchina, il Catanoso viaggiava con i mezzi pubblici). Appare evidente come tutto ciò abbia significato indebito utilizzo dell'autovettura e del danaro dell'Università per esigenze non giustificabili dal punto di vista istituzionale. In relazione a tali fatti si ravvisa anche la responsabilità dello Zimbone per non avere impedito al Catanoso di recarsi a Roma e utilizzare le risorse pubbliche. Lo Zimbone concorre a titolo omissivo nella condotta del Catanoso di peculato. E va detto che è un sistema in relazione al quale non risultava estraneo l'allora Direttore generale Amaro». Gli inquirenti riportano un eloquente passaggio captativo tra Pasquale Catonoso e il fedelissimo Francesco Naso. «Catanoso: Vi devo dire che questa volta sono stato davvero bravo. Naso: No pure la volta passata siete stato bravo. Catanoso: Ma stavolta gli ho spaccato il culo proprio. Naso: Però, io mi ripeto e non vorrei, qua dobbiamo fare alcune cose Professore perchè tra 6 mesi, tra 7 mesi, 8 mesi, come cazzo giustifichiamo che siamo sempre qui? Catanoso: Fottetevene. Naso: Avete già un'idea, avete già un progetto voi? Catanoso: Ce ne fottiamo! Naso: Boh fate come volete, che volete che vi dica. Catanoso: Noi facciamo i pro-rettori, ce ne fottiamo tre cazzi!».