Dopo le condanne la Corte Suprema di Cassazione ha annullato la maxi confisca di beni nei confronti degli imprenditori reggini Fontana. I Giudici Supremi della seconda sezione penale hanno disposto l’annullamento - con rinvio ad altra sezione della Corte d'Appello di Reggio - del decreto di confisca disposto dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria nei confronti dei fratelli Antonino, Giuseppe Carmelo, Francesco Carmelo e Giandomenico Fantana e delle mogli dei primi due Eufemia Maria Sinicropi e Giuseppina Maria Grazia Surace. Il provvedimento riguarda un numero rilevante di beni tra cui tre società, oltre venti beni immobili, tre terreni e conti correnti dove erano custoditi consistenti somme di denaro. Secondo una stima il patrimonio dei Fontana che era finito sotto chiave ha un valore complessivo stimato di circa 28 milioni di euro.
La Cassazione ha quindi accolto le argomentazioni e le tesi esposte in udienza dai componenti il collegio difensivo, dall’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli ai penalisti reggini, Francesco Calabrese, Salvatore Morabito, Natale Carbone e Giovanni Curnari.
«Tale decisione segue quella assunta alcuni mesi orsono sempre dalla Suprema Corte con la quale sono state annullate senza rinvio le pesanti condanne inflitte nel giudizio penale di cognizione, tra le quali di anni 16 e mesi 6 di reclusione inflitta al ritenuto direttore della asserita associazione Fontana Antonino, soggetto rimasto in custodia cautelare per ben nove anni ma poi rivelatosi innocente» rimarca in una nota il collegio di difesa.
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