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Reggio, l’aeroporto in agonia dove “volano” solo gli stracci

La task force comunale torna ad attaccare la Regione mentre sul campo tutto resta fermo

«A questo punto si abbia il coraggio di ufficializzare la fine dell’aeroporto dello Stretto». Provocazione sì, ma fino a un certo punto, quella della task force attivata dal Comune di Reggio, che torna a rivolgersi a Regione e Sacal: «Cosa o chi – domanda il presidente dell’organismo, Salvatore Chindemi – impedisce al presidente Occhiuto di mantenere l’impegno, assunto il 7 febbraio con i due sindaci facenti funzioni della Città metropolitana e del Comune di Reggio, di rivedersi dopo l'acquisizione, da parte dell'Ente Regionale, delle quote sociali di Sacal, acquisite in precedenza da privati, per concordare il futuro dello scalo reggino? Può un presidente della Regione venir meno ad un impegno assunto durante un incontro istituzionale?».
La situazione di stallo sullo Stretto non si sblocca. Agli annunci – complice anche la pandemia – sono finora seguiti pochi fatti. Pochissimi voli, orari scomodi e limitazioni operative ancora sussistenti (che scoraggiano le compagnie low cost) sono i gradini della scala che porta sempre più giù. Anche gli ultimi dati di Assoaeroporti – pur se attestando una lieve crescita, quasi fisiologica dopo il Covid – non incoraggiano. Se l’aeroporto di Lamezia segna a maggio 2022 un +167,7% di passeggeri (+223,4% il totale dei primi cinque mesi dell’anno), Reggio si ferma a +26,1% (totale anno +55,1%). Scarso il coefficiente di riempimento dei voli pari al 57% (a Lamezia è il 72%, a Crotone l’81%), segnale della poca attrattività di destinazioni e orari. E se da sabato è operativo (fino a settembre) un nuovo volo su Torino, tutto il resto – compresi i nuovi orari per Roma e Milano – è avvolto nelle nebbie.

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