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'Ndrangheta, le indagini della Dda di Reggio per ricostruire la rete fiancheggiatori del boss Morabito

La soddisfazione del Procuratore distrettuale antimafia Giovanni Bombardieri e del procuratore generale Gerardo Dominijanni: "Indagini serrate, grande lavoro di squadra"

Gerardo Dominijanni e Giovanni Bombardieri

Il capo della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, e il Procuratore generale, Gerardo Dominijanni, esprimono, in una nota, «grande soddisfazione» per «il trasferimento in Italia - scrivono - del condannato Rocco Morabito, 58 anni, detto «Tamunga», in esecuzione di un ordine che dispone la carcerazione alla pena detentiva di anni 30 di reclusione emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria a seguito di un provvedimento di cumulo di pene definitive per condanne dell’autorità giudiziaria di Milano, di Palermo e, appunto, di Reggio Calabria». I vertici della magistratura requirente reggina, sottolineando la caratura criminale di Rocco Morabito, «uno dei principali broker del traffico internazionale di stupefacenti», lo indicano come «esponente di spicco della 'ndrangheta calabrese, ed in particolare della cosca di Africo «Morabito-Bruzzaniti-Palamara, già facente capo a Giuseppe Morabito detto «Tiradritto».

«Dopo circa 23 anni di irreperibilità, durante i quali Morabito era stato inserito tra i latitanti italiani più pericolosi - proseguono Bombardieri e Dominijanni - la sua cattura nel 2017 a Montevideo aveva fatto ritenere conclusa la sua latitanza; ma nel giugno 2019, quando ormai era prossimo il suo trasferimento nel nostro Paese, era riuscito ad evadere dal carcere di Montevideo ed a far perdere le sue tracce». «Da quel momento le indagini finalizzate a ricostruire la rete di fiancheggiatori e pervenire alla sua cattura sono state avviate in maniera serrata dai carabinieri del Ros, del comando provinciale di Reggio Calabria e del Gruppo di Locri, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia in collegamento con la «Fiscalia» (Procura distrettuale ndr) di Montevideo, con cui numerosi sono stati i contatti e proficua la collaborazione». Bombardieri e Dominijanni, ancora, sottolineano la sinergia con Interpol, «attraverso il progetto I -Can (Interpol cooperation against ndrangheta) e con le polizie giudiziarie uruguayana e brasiliana, «unitamente al supporto delle agenzie statunitensi DEA e FBI», che consentiva, nel mese di maggio dello scorso anno di individuare nel nord del Brasile Rocco Morabito, unitamente ad un altro importante latitante per la Direzione distrettuale antimafia di Torino, Vincenzo Pasquino, ricercato anche dai carabinieri del comando provinciale di Torino».

Giovanni Bombardieri e Gerardo Dominijanni, ringraziano particolarmente «oltre alle Autorità Giudiziarie del Brasile e dell’Uruguay, ad Interpol, ai Carabinieri del ROS, del comando provinciale di Reggio Calabria e di Torino, del Gruppo di Locri ed alla polizia brasiliana e dell’Uruguay - il Capo Dipartimento per gli Affari di Giustizia e il Direttore Generale degli Affari Internazionali e della Cooperazione Giudiziaria del Ministero della Giustizia, che hanno seguito personalmente la vicenda dell’estradizione in Italia del condannato».

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