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Reggio Calabria, la Procura chiude le indagini sul “diplomificio” di Condofuri

Dieci persone destinatarie del provvedimento: venti giorni per ribattere alle accuse. Le vittime pagavano per la laurea, abilitazione all'insegnamento di sostegno o certificati di conoscenza della lingua inglese

Avranno venti giorni di tempo i dieci indagati dell'operazione “Lucignolo” per controbattere alla prima tornata di accuse della Procura sulla gestione del centro di formazione “Unimorfe” di Condofuri (ma con raggio d'azione anche a  Roma, Milano, Terracina) dove si assicurava qualsiasi tipo di attestato o certificato - lauree e diplomi in primis - dopo aver sborsato sostanziosi pagamenti. Sono dieci gli indagati destinatari dell’avviso conclusioni indagini preliminari a firma dei sostituti procuratori Stefano Musolino e Paolo Petrolo. In questa fase, tecnicamente propedeutica alla richiesta di rinvio a giudizio e fissazione dell'udienza preliminare, ogni indagato ha facoltà di chiedere di essere interrogato e di «presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere il compimento di atti di indagine, presentarsi per rilasciare dichiarazioni».

Tre i principali indagati, chi secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza e della Polizia metropolitana, avrebbe realizzato il “diplomificio”: Annamaria Mangiola e le due figlie Maria Saveria Modafferi detta “Mary” e Fortunata Giada Modafferi detta “Nella”. Per l’accusa le tre donne avrebbero truffato decine e decine di persone con corsi di formazione falsamente convenzionati con il Miur. Ad alcuni indagati, inoltre, la Procura contesta anche i reati di truffa, falso, appropriazione indebita e autoriciclaggio.

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