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Reggio Calabria, le mani delle cosche su edilizia e supermercati: 12 arresti. In manette ex assessore Suraci. TUTTI I NOMI

In Lombardia, Abruzzo, Lazio e Calabria - Dia e finanzieri stanno sequestrando 27 imprese, di cui una con sede legale in Slovenia e una in Romania, 31 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie

Personale della Direzione investigativa antimafia e militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria - sotto il coordinamento della locale procura reggina diretta da Giovanni Bombardieri - stanno dando corso a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip di Reggio nei confronti di 12 persone (8 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere, impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, tutti comunque aggravati dalle modalità mafiose.

I rapporti con la cosca De Stefano e... Non solo

Le indagini, durate 2 anni, hanno avuto ad oggetto illeciti commessi dal 2011 al 2021 e sono state integrate e riscontrate da plurime e convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, formatesi autonomamente e in tempi diversi. Peraltro, le investigazioni – allo stato del procedimento e impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – avrebbero consentito di svelare ulteriori ipotesi di impiego di denaro o beni o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio che coinvolgono la provincia di Pescara, ove taluni indagati avrebbero sostenuto, con proventi derivanti dall’attività criminale, un investimento finalizzato all’avviamento e alla gestione di due supermercati.

Nello specifico, gli imprenditori reggini coinvolti nell’iniziativa economica sviluppata in tale area sarebbero accumunati dai rapporti di solidarietà criminale con la cosca De Stefano, sebbene questo non sarebbe l’unico tratto collusivo con la ‘ndrangheta reggina, atteso come la gran parte di loro vanterebbe anche ulteriori rapporti di solidarietà criminale con altre cosche.

In manette l'ex assessore Dominique Suraci

C'è l’ex assessore di Reggio Calabria, Dominique Suraci, fra le 12 presone arrestate stamane dagli uomini del Centro operativo della Dia della città calabrese dello Stretto nell’ambito dell’operazione antimafia coordinata dalla Procura distrettuale reggina. Surace è coinvolto nella sua qualità di imprenditore legato, secondo l’accusa, alla 'ndrangheta. Nell’indagine della Dia reggina compaiono i nomi di imprenditori molto noti, operanti nel settore della grande distribuzione alimentare e dell’edilizia legati, in particolare, ai clan De Stefano e Araniti, ma anche ad altri clan

Imprenditori collusi con la 'ndrangheta

Tra le dodici persone, presunti affiliati alla 'ndrangheta ed imprenditori collusi, per l’operazione, denominata «Planning», che ha consentito di sgominare un’associazione criminale che avrebbe visto alleati imprenditori e famiglie di 'ndrangheta finalizzata all’infiltrazione di alcune cosche nel settore edile e nella grande distribuzione alimentare.

Beni e società sequestrati anche all'estero

Contestualmente - in Lombardia, Abruzzo, Lazio e Calabria - Dia e finanzieri stanno dando esecuzione al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, disposto dalla procura reggina, di 27 imprese, di cui una con sede legale in Slovenia e una in Romania, 31 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 32 milioni di euro.

Le mani sul settore edile e sulla grande distribuzione alimentare

L’operazione costituisce l’esito di un’indagine condotta dalla Dia e dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria. In particolare, sarebbero stati acquisiti elementi relativi all’esistenza di un’associazione a delinquere nel cui ambito imprenditori attivi nel settore edile e della grande distribuzione alimentare - alcuni dei quali già coinvolti in inchieste penali o destinatari di misure di prevenzione - avrebbero stretto una pluralità di accordi con famiglie di 'ndrangheta, agevolando, secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’infiltrazione della consorteria in quei settori attraverso la compartecipazione occulta di loro esponenti alle iniziative economiche, gestite ed organizzate tramite imprese fittiziamente intestate a terzi, o mediante l’affidamento di numerosi servizi e forniture a imprenditori espressione dell’associazione criminale.

I soldi "dirottati" alla 'ndrangheta

Parte dei profitti così accumulati sarebbe stata poi trasferita in maniera occulta, attraverso fittizie operazioni commerciali e fittizi rapporti giuridici - al fine di dirottare la liquidità verso i titolari effettivi delle operazioni economiche, incluse le cosche di 'ndrangheta, e di ostacolare le indagini - eludendo l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali e consentendo l’impiego e l’autoriciclaggio dei proventi illeciti. Nello stesso tempo, le cosche avrebbero agevolato l’espansione delle iniziative imprenditoriali sul territorio, a discapito dei concorrenti, tutelandone gli interessi anche con l’esercizio della forza intimidatoria.

I nomi delle persone colpite dall'ordinanza

Sono finiti in carcere Dominique Surace, 54 anni; Francesco Armeni di 68 anni; Andrea Chilà di 57 anni; Domenico Gallo di 66 anni; Giampiero Gangemi di 53 anni; Sergio Gangemi di 48 anni, Fortunato Martino detto “Nato” di 59 anni e Antonino Mordà di 53 anni.

Agli arresti domiciliari Gaetano Coppola di 83 anni, Roberto Di Giambattista di 65 anni, Vincenzo Lo Giudice detto “Enzo” di 60 anni e Giuseppe Antonio Milasi detto “Pino” di 53 anni.

Indagati a piede libero Luigi Bagnato, 68 anni; Filippo Antonio Barcaiolo, 40 anni; Marcello Brunozzi, 71 anni; Francesco Cozza detto "Ciccio", 48 anni; Carmelo Maria Romeo, 44 anni; Domenico Siclari, 63 anni; Tiziana Spina, 41 anni; Gianluca Taverniti, 44 anni.

La dichiarazione di Cozza

Mi ritengo, in coscienza, estraneo a ogni reato che mi è stato contestato. Sono e resto sereno, perché ho sempre  improntato il mio vissuto nel segno dell'onestà e della legalità. Per quanto riguarda il procedimento giudiziario, che mi è stato notificato nella giornata di ieri, posso solo dire che ciò non intacca la mia  fiducia nella magistratura alla quale chiedo solo di fare al più presto  chiarezza sulla mia posizione sia nell'interesse della giustizia che della mia  onorabilità."

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