Durante le indagini nell’ambito dell’inchiesta “New Generation”, coordinata dalla Dda reggina ed eseguita dai Carabinieri di Locri, sono state registrate dagli inquirenti numerose conversazioni, sia telefoniche sia ambientali, che «corroborate da oggettivi elementi di riscontro», hanno consentito «la formulazione dell’ipotesi di reato dell’associazione a delinquere di stampo mafioso nei confronti di taluni degli indagati». Sul punto, come emerge nell’informativa di reato redatta dal Nucleo investigativo dei carabinieri del Gruppo di Locri, una «peculiarità dei giovani appartenenti al gruppo era quello di organizzare periodicamente dei banchetti, in gergo “mangiate”, a cui prendevano parte a volte i soli giovani locresi ed a volte altri giovani provenienti da alcuni centri della Locride come Bianco e Platì».
Quella delle “mangiate” è una delle caratteristiche emerse in altre indagini del recente passato, coordinate dalla Procura antimafia reggina, che ha ritenuto di poter individuare in quelle occasioni “conviviali” elementi utili per ancorare gli esiti delle inchieste contro il crimine organizzato, presente sia in Calabria sia fuori regione e all’estero.
Nel caso dell’inchiesta “New Generation”, da quanto si evidenzia nell’informativa che porta lo stesso nome convenzionale, anche le asserite “giovani leve” di Locri avrebbero proseguito sulla via degli incontri conviviali «per consolidare e mantenere sempre vivo lo spirito di unione tra tutti gli appartenenti al gruppo, piuttosto che consolidare e mantenere sempre vivo il rapporto con persone facenti parte di gruppi di giovani provenienti da paesi vicini.
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