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Reggio, il ruolo decisivo dei collaboratori per ribadire le accuse al clan Labate

Il gup ha depositato le motivazioni della sentenza di primo grado

Condanne pesanti come un macigno, per oltre due secoli di carcere, sulla ’ndrina Labate, la presunta cosca mafiosa che avrebbe il proprio raggio d'azione nei quartieri della cintura urbana sud, Gebbione e Sbarre: le motivazioni della sentenza “Helinatus”, emessa dal Gup Caterina Catalano, sono state rese note in questi giorni avviando i tempi per i ricorsi in Appello.
Tra i punti nevralgici dell'impianto accusatorio le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Sul punto il Gup evidenzia: «Il materiale dichiarativo utilizzato nella prospettiva accusatoria è stato implementato, su input del Pm, nel corso delle successive investigazioni ed anche dell'udienza preliminare, con l’acquisizione di ulteriori verbali di interrogatorio, resi dai collaboratori di giustizia Liuzzo Giuseppe Stefano Tito, De Carlo Maurizio, Vecchio Sebastiano, Filocamo Antonino, Filocamo Daniele, Cortese Maurizio, gli ultimi tre di recentissima generazione, che sono andati ad aggiungersi alle dichiarazioni precedenti (Liuzzo, Gennaro Mario, De Rosa Enrico)».

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