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Locri, le “teste calde” e la faida evitata dai boss

Alta tensione sull’asse Locri-Siderno tra i giovani dei Cordì e la famiglia Commisso: decisivo fu l’intervento dei capi in prima persona

Nel contesto dell’indagine “New Generation” gli investigatori inseriscono una intercettazione telematica proveniente dal procedimento “Infectio-Core Business” tra Cosimo Commisso classe 1950 e Antonino Dieni, ritenuta rilevante «perché mostra i due capi cosca interagire per ricomporre quello che, nato come un banale dissidio tra ragazzi, potrebbe facilmente sfociare in una vera e propria faida».
Nell’ordinanza del gip distrettuale eseguita lo scorso luglio, si richiamano diversi stralci dell’intercettazione che mette in risalto il ruolo di “pacieri” che, in questa circostanza, sembrano assumere il 72enne Commisso, che non risulta tra gli indagati di “New Generation” ma è imputato nel processo “Core Business” in corso a Locri, e il 56enne Dieni, che è invece uno degli indagati dell’ultimi blitz animafia nella Locride.
I fatti risalgono al febbraio del 2019 quando, secondo quanto accertato dai carabinieri, si è verificata una lite all’interno di un centro commerciale di Siderno a seguito della quale Cosimo Commisso «a nome della cosca di Siderno richiedeva l'autorevole intervento di Antonio Dieni al fine di porre termine alla questione, scongiurare eventuali azioni di vendetta da una delle parti in causa e riportare, in ultima analisi, la pace tra i Commisso ed i Cordì».

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