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Accesso antimafia al Comune di Scilla, il sindaco Ciccone grida al complotto

La commissione presieduta dal viceprefetto Eugenia Salvo si è insediata ieri. «Servirà tempo per ristabilire la verità ma per me sarà tardi»

Ieri mattina si è insediata a Palazzo San Rocco la Commissione d’accesso antimafia, presieduta dal viceprefetto Eugenia Salvo e da due ufficiali dei carabinieri: il tenente colonnello Massimiliano Galasso, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria, ed il capitano Giovan Battista Marino, in servizio nel Nucleo investigativo dello stesso Comando provinciale. Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha accolto la proposta del Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, disponendo l’accesso antimafia che si protrarrà per tre mesi.
Il sindaco Pasquale Ciccone scrive sui social esternando profonda amarezza: «Notizia terribile che non avrei mai voluto dare a coloro i quali mi hanno sostenuto nel mio percorso di rilancio della città di Scilla. In questo momento sono attraversato da mille pensieri e tanti sono i “perché?”».
Un boccone amaro per il primo cittadino. Il Comune di Scilla è stato sciolto per mafia il 21 marzo 2018 nel periodo in cui Pasquale Ciccone era sindaco. «Adesso non cerco risposte – spiega il primo cittadino – a differenza di come ho fatto nel passato. Sono più debole e non più nelle condizioni di combattere contro i fantasmi. Mi ritiro in un silenzio religioso, nel bisogno di pace e serenità, nella speranza che alla fine, se non la giustizia terrena, trionfi la giustizia divina. Come sempre ho cercato di fare il bene del mio paese, alle volte litigando ma sempre nell’interesse di Scilla. Probabilmente non servono uomini come me».

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