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Carcere di Reggio, il processo alla Longo: "Nella stessa cella? Facciamo lo gnorri..."

Evidenziata la violazione per la codetenzione di tre sorelle. Il quesito dell’agente: «“In base a quella nota ministeriale che dobbiamo fare lì al femminile?”»

Intercettazioni ambientali e telefoniche, approfondimenti documentali e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: si basa su queste linee guida l'indagine che ha portato sul banco degli imputati l'ex direttrice delle carceri reggine, la dottoressa Maria Carmela Longo, ritenuta responsabile di una serie di favoritismi per una cerchia di detenuti “eccellenti”. Fatti adesso al centro del processo che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale.
Tra le violazioni che vengono contestate alla dottoressa Longo anche quella di «aver allocato detenuti appartenenti alle stesse consorterie mafiose nell’ambito della medesima camera detentiva». Addirittura nell'ottica della Procura e del pool di investigatori della Polizia penitenziaria «l'allocazione di detenuti consanguinei o appartenenti alla medesima consorteria mafiosa nella stessa cella detentiva».

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