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Spaccio di marijuana e cocaina tra gli affari dei clan di Scilla

Il fenomeno criminale confermato dal nuovo collaboratore di giustizia Carmelo Cimarosa. «Mio zio diceva che non dovevo occuparmi del piccolo spaccio e mi sollecitava ad effettuare grandi investimenti»

Terra di droga la Costa Viola. La splendida cittadina di Scilla soprattutto, come la doppia retata della Procura distrettuale antimafia di Reggio e dei Carabinieri - “Lampetra” nel luglio 2021, “Nuova linea” lo scorso 8 settembre - ci ha raccontato incastrando la rete della cosca “Nasone-Gaietti”. Droga che si coltivava, distese di marijuana allestite nelle campagne e nella montagna di Scilla, e droga che si spacciava nelle piazze di Reggio tirrenica. Fenomeno criminale che trova adesso ulteriori conferme nelle prime dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia, il 36enne Carmelo Cimarosa, attualmente a processo in “Lampetra” e per sua stessa ammissione coinvolto negli affari di droga scillesi.
Anche di questo il collaboratore di giustizia ha parlato nell'interrogatorio reso davanti al sostituto antimafia Walter Ignazitto lo scorso 12 settembre: «Mi sono occupato di una piantagione di marijuana (in contrada Santo Stefano sotto il terreno di mio nonno) che è stata poi sequestrata nell'ambito del procedimento “Lampetra”. Fu Antonio Alvaro a farmi la proposta di creare la piantagione, dicendomi che ne voleva parlare con mio zio Angelo Carina (Antonio Alvaro voleva essere autorizzato da lui, vista la sua autorevolezza criminale).

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