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Reggio, il pizzo ai costruttori anche sul Corso

In Tribunale i fratelli Francesco e Fabio Berna testimoni nel processo “Epicentro”

La legge del pizzo piaga per eccellenza di Reggio. Sotto scacco della 'ndrangheta, dal centro storico alle periferie senza alcuna eccezione territoriale, finiscono commercianti, imprenditori, costruttori. Nessuno escluso secondo le drammatiche conferme degli apparati investigative e delle decine di inchieste della Direzione distrettuale antimafia che ne attestano puntualmente le vessazioni.
Che venissero imposte le tangenti anche sul Corso Garibaldi, il salotto per eccellenza della città, era emerso dall'indagine “Nuovo Corso”, uno dei filoni processuali di “Epicentro”. Uno scenario accusatorio ribadito ieri in Tribunale dai fratelli Francesco e Fabio Berna, gli imprenditori edili vittime delle richieste estorsive degli emissari delle cosche di Archi. Testimoni della Procura antimafia, e del Pubblico ministero Walter Ignazitto, hanno spiegato come negli appalti e nei lavori che si aggiudicavano fossero puntuali, e asfissianti, le richieste dei clan. Pagare il pizzo, o affidare lavori in subappalto alle ditte espressione della 'ndrangheta, per non subire danni nei cantieri, danneggiamenti ai mezzi. I fratelli Berna si sottoporranno al controesame del collegio difensivo nell'udienza del 14 ottobre. Nel processo Epicentro”, come anticipato ieri dal Pubblico ministero, si sottoporranno ad esame il 30 settembre i collaboratori di giustizia chiamati in causa anche sul fenomeno delle estorsioni.

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