La maxi-operazione, al di là del suo notevole aspetto giudiziario, sta contribuendo ad alimentare, seppur gradualmente, tra rappresentanti delle istituzioni, amministratori e sindacati, alcune importanti riflessioni sul mondo del lavoro e il fenomeno della criminalità organizzata.
Oltre alla strenua difesa di una delle realtà produttive più importanti del Mediterraneo, sulla quale, peraltro, si era già espresso il procuratore Bombardieri asserendo che il sistema porto è comunque un sano, sta sconcertando più di tutti il fatto che a cadere nelle grinfie delle cosche siano stati proprio i portuali che avrebbero viceversa dovuto difendere un posto di lavoro sicuro e dignitoso. Una considerazione dalla quale trae origine l’analisi del sindaco di Gioia, Aldo Alessio: «Smitizziamo il paradigma secondo cui la miseria, la disoccupazione e il sottosviluppo siano l’unica chiave di lettura della presenza e del rafforzamento della ’ndrangheta: altrimenti – evidenzia – non si spiega come alcuni portuali, operai comunque benestanti che non avrebbero bisogno di fare traffici illeciti, si siano macchiati di questa infedeltà al lavoro, anche rispetto al proprio datore che ha dato loro la possibilità di lavorare onestamente. Dobbiamo piuttosto creare le condizioni affinché nel profondo della nostra società civile prevalga la cultura della legalità piuttosto che quella del facile guadagno».
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