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'Ndrangheta a Reggio, rinviato a giudizio il boss Diego Rosmini e la moglie Bruna

È stato rinviato a giudizio Diego Rosmini, detto “Dieguccio Ricarica”, di 50 anni, ritenuto un esponente dell’omonima cosca di ’ndrangheta che opera nel triangolo formato dai rioni “Modena-Ciccarello-San Giorgio Extra”, un vasto territorio urbano compreso tra il centro storico di Reggio e la periferia Sud.

Lo ha deciso il gup Karin Catalano al termine delle udienze preliminari accogliendo la richiesta avanzata dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri e dal sostituto procuratore della Dda Sara Amerio. Sono stati, dunque, rinviati a giudizio anche la moglie di Rosmini, Bruna Casili, di 47 anni, Maria Tripodi (33) e Fortunato Chetri (37). Per tutti e quattro gli imputati il processo davanti al Tribunale collegiale inizierà il prossimo 15 dicembre. L’accusa da cui dovranno difendersi gli imputati è trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare una cosca di ‘ndrangheta.
Il processo nasce da un’inchiesta sulla cosca Rosmini che nel luglio 2021 aveva subito il sequestro del 50% delle quote della società «San Giorgio Srl» e della totalità di quelle della “Onoranze funebri San Giorgio” di Casili Bruna. Chetri, secondo la ricostruzione del pm antimafia Amerio, avrebbe aiutato Rosmini nella gestione dell’impresa funebre «La Pace» formalmente intestata a Maria Tripodi, moglie dello stesso Chetri. Secondo le risultanze delle indagini della Dia, “Dieguccio Ricarica” sarebbe stato il «dominus sostanziale – è scritto nel capo di imputazione – della società e dell’avviamento dell’impresa». Il trasferimento fraudolento dei valori sarebbe servito a sottrarre la società «dal compendio aggredibile in sede di sequestro di misure di prevenzione».

Lo stesso sarebbe avvenuto per la società «San Giorgio Srl» intestata a Bruna Casili, moglie di Diego Rosmini. Il presunto boss era stato arrestato nel 2010 nell’ambito dell’operazione “Alta tensione” ma, secondo la Dda, anche in epoca successiva ha «continuato a tenere le redini della consorteria».

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